Buongiorno lettori❤
Proseguono i miei recuperi di lettura e la scorsa settimana mi sono dedicata a "La prima cosa che guardo" di Grégoire Delacourt edito Tea. Autore che avevo apprezzato tanto in "Le cose che non ho" e che ero curiosa di ritrovare. Nell'articolo di seguito, al consueto, tutte le mie impressioni così da scoprire anche se avrò confermato o meno il mio pensiero.
Buone letture❤
TITOLO: LA PRIMA COSA CHE GUARDO
AUTORE: GREGOIRE DELACOURT
DATA DI PUBBLICAZIONE: 12 MAGGIO 2016
CASA EDITRICE: TEA
GENERE: ROMANZO
PAGINE: 211
PREZZO: 10.12/EBOOK 9.99
TRAMA
Che peso ha la bellezza nella vita? Siamo capaci di accettarci per quello che siamo? Si può essere amati per sé, o siamo amati per quello che colmiamo nell'altro? Queste domande giacciono nel profondo di noi stessi e non sempre abbiamo il coraggio di affrontarle prima che la realtà s'imponga con la sua risposta improrogabile. Sono gli stessi interrogativi dinanzi a cui si ritroverà improvvisamente Arthur, dopo che, una pigra sera di settembre, il destino busserà alla sua porta, cambiando per sempre la sua vita. Dopo la Jocelyne di "Le cose che non ho", un libro pieno di tenerezza e di commozione, che parla di identità, della vanità dell'apparire, della difficoltà e del coraggio necessari per costruire una relazione sincera con un altro essere umano. Un romanzo sui contorni dell'anima e la misura del cuore. E sul destino, che può sovvertire qualsiasi cosa.
RECENSIONE - COMMENTO
Un paio di anni fa sono incappata, per puro caso, in "Le cose che non ho", scoprendo un autore capace di dare voce ai sentimenti mettendo in rilievo l'importanza delle parole. Un libro, quello, dallo stile narrativo molto particolare che a tratti ricordava le poesie classiche e a tratti il puro romanzo moderno, mettendo in scena temi delicati, contornati da tanta fragilità.
Cosa ho ritrovato in questo nuovo romanzo?
Lo stile narrativo, dove i dialoghi non sono virgolettati, ma un tutt'uno con la storia; i tanti quesiti sull'esistenza che cercano di trovare risposta pagina dopo pagina; temi sull'identità, sull'essere, sull'incertezza e la fragilità.
Ma come li ho trovati questi ultimi?
Sull'onda della prima lettura mi aspettavo una storia del tutto differente, "La prima cosa che guardo", invece, è un insieme di commedia e tragedia costante. L'autore spiazza il lettore soprattutto nei primi capitoli che un po' fanno storcere il naso. Lo ammetto senza problemi, un inizio non entusiasmante di cui faticavo a capirne il senso, poiché molto estremizzato e dai toni quasi "eccessivi".
Tutto il libro, a dire il vero, prosegue sulla scia del grottesco, soprattutto con il personaggio femminile, o meglio il suo "alias", di cui non voglio svelarvi nulla.
Se c'è però una cosa che mi permette di salvare il libro è il tema: questi personaggi così fuori luogo, così lontani e così agli antipodi, parlano al lettore di accettarsi per chi si è, di apprezzare il proprio corpo e la propria vita e di scindersi da un ideale, o meglio da chi la gente ti accomuna.
Tematiche importanti e, ad oggi, molto attuali. In un periodo in cui la società tende a trasmettere ideali non sempre ottimali, Grégoire Delacourt parla liberamente delle problematiche che affliggono chi deve sempre essere all'altezza di qualsiasi situazione, anche nell'estremo caso di dover "cedere" la propria personalità per "soddisfare" il chiacchiericcio.
E' importante, fin da giovanissimi, riuscire a delineare una personalità unica, sì modificabile negli anni (normale crescendo), ma abbastanza solida da reggere le pressioni esterne, così da non trovarsi davanti a decine e decine di domande che logorano la quotidianità.
Un romanzo forte nel messaggio anche se non reso nel migliore dei modi, non tanto per i suoi personaggi, che si capisce essere presi dal popolo, quanto dai loro atteggiamenti, o per meglio dire, dalle loro espressioni.
VALUTAZIONE: ★★★☆
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