TITOLO: ALICE TRA LE BANCARELLE DELLA VUCCIRIA
AUTORE: LUDOVICO BENIGNO
CASA EDITRICE: EDIZIONI LA ZISA
PAGINE: 107
PREZZO: 9,90
TRAMA
Un vecchio palazzo cede sotto i colpi del tempo. Scampata una potenziale ecatombe, adesso un muro si erge a garantire l'incolumità dei sollazzi notturni dei giovani palermitani: è il Checkpoint Palermo, che separa la Vucciria Est dalla Vucciria Ovest. Sormontata da montagne di immondizia e delinquenza, la Vucciria continua a essere il centro della movida palermitana, così pericolante - e pericolosa - ma allo stesso tempo affascinante custode silenziosa di un tesoro pronto a svelarsi ogniqualvolta al peggio sembra non esserci fine. Il tempo si dilata; un ratto, candido come l'innocenza, traccia una via di fuga tra la fatiscenza in piazza: Alice non ci pensa due volte e lo segue senza indugi. Non passerà molto tempo prima che la giovane metta in discussione quella scelta, tra i deliri - più o meno lucidi - del flusso di coscienza del quale si ritrova in balìa. Con "Alice tra le bancarelle della Vucciria", Ludovico Benigno s'ispira liberamente al capolavoro di Lewis Carroll, riadattandolo alla martoriata realtà dell'antico mercato palermitano, fatto oggi sempre meno di bancarelle e sempre più di delinquenza. È un vorticoso viaggio senza punti di riferimento, durante il quale non si capisce mai dove comincia la realtà e dove la fantasia svanisce, alla vana e disperata ricerca della strada giusta da seguire.
RECENSIONE
"Alice tra le bancarelle della Vucciria" è un romanzo moderno, liberamente ispirato all'opera di Lewis Carroll.
Ci troviamo a Palermo, nella zona della Vucciria, un tempo zona di mercato, ora abitata da degrado e noncuranza.
Qui si trova Alice, studentessa al primo anno di Università, quando questo folle viaggio tra fantasia e realtà ha inizio.
Complice una serata di festa in seguito al primo esame passato, Alice si trova a inseguire, per il mercato, uno strano personaggio: un topo dal manto bianchissimo, che estrae dal suo gilet uno smartphone e inizia a parlare in perfetto dialetto palermitano, quasi meglio di Alice stessa.
Incuriosita da questo bizzarro soggetto, la ragazza decide di seguirlo, trovandosi così in un mondo surreale.
Proprio come l'Alice di Carroll, anche quella della Vucciria incontrerà strane figure; giocherà a scacchi con pedine fatte di spazzatura; si rimpicciolirà e tornerà adulta grazie a un esercito di formiche.
Non mancheranno personaggi umani: dal fruttivendolo che vende la merce a cantiche dantesche e rime; allo strano ambulante di semenze, profeta di frasi sconnesse, da leggere al contrario!
Infine apparirà Zù Mimmo, il palermitano che si troverà circondato da tutti questi strani protagonisti, in un alquanto bislacco processo ad Alice.
La questione da risolvere è perché ai palermitani piaccia la musica neomelodica napoletana.
Alice la risposta la trova in quei stessi personaggi: il loro vero problema è che sanno solo lamentarsi.
Ora per Alice è arrivato il momento di crescere, scavalcare il muro che separa la Vucciria Est dalla Vucciria Ovest, salutare Totò il Rattomatto e i suoi compagni di avventura e tornare ad aprire gli occhi.
E' mattina e finalmente Alice si risveglia dallo stato di incoscienza in cui era sprofondata la notte precedente.
Si trova in ospedale e accanto a lei c'è la madre a rincuorarla, ma ciò che la sorprende è la presenza di Totò, un ragazzo in coma nel letto di fianco al suo, la cui madre fa ascoltare della musica neomelodica.
COMMENTO
"Alice tra le bancarelle della Vucciria" è un romanzo fatto di capitoli brevi, dove in ognuno viene presentato un buffo personaggio, con una narrazione scorrevole, tra filastrocche in rima e dialoghi in dialetto siciliano.
Al contempo è un romanzo di denuncia verso il degrado in cui versa l'antico mercato della città, tra l'incuria della gente e i palazzi vecchi che ormai cedono il passo al tempo.
Ammetto di aver fatto fatica in certi punti a portare avanti la lettura, mi riferisco alle conversazioni in dialetto stretto: santo glossario in fondo al libro!
A parte questo, è un romanzo che ho apprezzato, si legge d'un fiato e vi consiglio, perché ci porta piccoli insegnamenti, ci strappa un sorriso e ci presenta un'Alice diversa da quella che inseguiva BianConiglio.
Una "lamentela" che ho apprezzato, con cui mi trovo d'accordo, è quella del fruttivendolo: il prezzo della sua merce si misura in cultura e, nel processo finale, si lamenta di non aver più spazio in casa per tutta quella frutta e verdura che accumula, dal momento che la gente non conosce un verso in rima o di Dante.
Ovvio, nessuno pretende che ci sia qualcuno che vada in giro decantando a memoria la Divina Commedia, ma un'attenzione in più a quando si studia non farebbe male.
Questo solo per dire che la lettura, oltre a istruirti, ti aiuta nei piccoli gesti quotidiani.
VALUTAZIONE: ★★★
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