Buongiorno lettori♥
La prima recensione del mese è dedicata a un autore che, personalmente, leggo sempre molto volentieri: ovvero Ian McEwan.
In occasione del suo settantesimo compleanno, Einaudi, editore che ha portato in Italia tutti i suoi lavori, ha pubblicato un libro molto breve, contenente un racconto e un saggio.
Vediamo allora cosa ne penso, ancora una volta, di questo geniale autore.
Buone letture♥
La prima recensione del mese è dedicata a un autore che, personalmente, leggo sempre molto volentieri: ovvero Ian McEwan.
In occasione del suo settantesimo compleanno, Einaudi, editore che ha portato in Italia tutti i suoi lavori, ha pubblicato un libro molto breve, contenente un racconto e un saggio.
Vediamo allora cosa ne penso, ancora una volta, di questo geniale autore.
Buone letture♥
TITOLO: IL MIO ROMANZO VIOLA PROFUMATO
AUTORE: IAN MCEWAN
DATA DI PUBBLICAZIONE: 12 GIUGNO 2018
CASA EDITRICE: EINAUDI
GENERE: RACCONTO - SAGGIO
PAGINE: 55
PREZZO: 4,25/EBOOK 2,99
TRAMA
Fin da ragazzi Parker e Jocelyn hanno condiviso tutto: letture, progetti, ambizioni letterarie. Le alterne fortune degli esordi non hanno fatto che temprare un'amicizia apparentemente destinata a durare per sempre. Perfino oltre l'improvviso successo di Jocelyn e l'altrettanto rapido declino di Parker. Perfino nei mondi ormai irrimediabilmente antitetici delle loro mezze età: una famiglia numerosa, un lavoro da insegnante e pochi libri all'attivo, tutti dimenticati, in un caso; un matrimonio fallito, la fama, il bel mondo delle lettere, nell'altro. Perfino allora, drasticamente separati dalla vita, Parker e Jocelyn restano inseparabili, «una famiglia», come amano ripetersi. Fino al giorno in cui, nella splendida casa dell'amico, Parker trova il dattiloscritto del suo ultimo romanzo. Lo legge d'un fiato: è il migliore che Jocelyn abbia mai scritto, la porta di accesso alla posterità. Come resistere alla tentazione di diventare lui? Del resto che cosa significa essere io, essere lui? Secondo una prospettiva particolarmente cara ai romanzieri, ci ricorda McEwan nel saggio che compendia il volume, l'io non è che «un racconto incessantemente riscritto», la «storia che raccontiamo a noi stessi». Se la biografia si sdoppia, dunque - lo scrittore di successo versus l'everyman travolto dal quotidiano - anche il racconto che l'io ne fa si può sdoppiare, ed è cosi che fra le pagine di un unico profumato romanzo viola si può consumare il crimine perfetto.
RECENSIONE - COMMENTO
Leggendo le poche pagine di questo libro, ho rafforzato l'idea che, negli anni, mi sono fatta di questo autore. L'ho conosciuto, letterariamente parlando, attraverso "L'inventore di sogni", un romanzo dove il protagonista è sdoppiato, volendo il bambino immedesimarsi nella vita del suo gatto e questo suo desiderio verrà avverato. Altro suo romanzo che ho in libreria è "Bambini nel tempo", una storia diversa, più intrigata e per la quale non si deve mai perdere il filo della narrazione.
Con il racconto "Il mio romanzo viola profumato" torna lo "sdoppiamento" del protagonista, quell'io che è anche il fulcro del saggio successivo dall'omonimo titolo, che cerca di emergere in maniera convulsiva. Il successo tanto desiderato, raggiunto e poi perso, ma che resta lì, primo pensiero in una vita condivisa con il proprio migliore amico. Questa vita condivisa che unisce i due uomini fin da ragazzini, che porta Parker e Jocelyn a essere una famiglia, diverrà "la stessa" sotto il nome di Parker.
L'uomo, infatti, abbandonato da editori, ispirazione e fama, ruba la vita dell'amico, scrivendo il miglior romanzo mai pubblicato, solo con un altro finale.
Un romanzo viola profumato che riporta Parker in cima, scalando la difficile vetta editoriale e accusando Jocelyn di plagio, nel momento che anche lui pubblica quel libro.
Un doppione, rubato e copiato; sdoppiato, due storie troppo simili per non essere passate per la stessa mano.
Due storie che uniscono e dividono al contempo, riportando là dove deve stare un autore e affossando, definitivamente l'altro.
Un "io" che vuole emergere a tutti i costi, solo perché vogliamo essere sempre al centro della scena, non più spettatori, ma protagonisti della nostra vita e, più in generale, di un mondo sempre più egocentrico.
"Possiamo radunarci in massa in luoghi turistici come Piazza San Marco, armati di smartphone e pronti a scattare selfie, ma siamo soli dinanzi alla tragica impermanenza del nostro io mentre, come Amleto, affrontiamo la mortalità di questa <quintessenza di polvere>"
VALUTAZIONE: ★★★★★
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