Buongiorno lettori🎔
Oggi, 27 Gennaio, ricade la Giornata della Memoria per ricordare le numerose vittime dell'Olocausto durante la Seconda Guerra Mondiale.
In questi giorni ho letto, insieme ad altre ragazze, il nuovo libro di Stefano Massini, "Eichmann - dove inizia la notte" edito Fandango Libri, che ringrazio per la copia. Un dialogo tra Adolf Eichmann e Hannah Arendt poco prima del processo che il primo ha avuto a Gerusalemme, dopo essere stato arrestato in Argentina. Un argomento che mi sta particolarmente a cuore e di cui ve ne parlo meglio nell'articolo che segue.
Buone letture🎔
TITOLO: EICHMANN - DOVE INIZIA LA NOTTE
AUTORE: STEFANO MASSINI
DATA DI PUBBLICAZIONE: 16 GENNAIO 2020
CASA EDITRICE: FANDANGO LIBRI
GENERE: STORICO
PAGINE: 114
PREZZO: 10.20/EBOOK 4.99
TRAMA
Nel 1960 viene arrestato in Argentina Adolf Eichmann, il gerarca nazista responsabile di aver pianificato, strutturato e dunque reso possibile lo sterminio di milioni di ebrei. Dai verbali degli interrogatori a Gerusalemme, dagli atti del processo, dalla storiografia tedesca ed ebraica oltre che dai saggi di Hannah Arendt, Stefano Massini trae questo dialogo di feroce, inaudita potenza. Il testo è un atto unico, un’intervista della stessa Arendt a colui che più di tutti incarna la traduzione della violenza in calcolo, in disegno, in schema effettivo. In un lucidissimo riavvolgere il nastro, Eichmann ricostruisce tutti i passaggi della sua travolgente carriera, dagli albori nella piccola borghesia travolta dalla crisi fino all’ebbrezza del potere, con Hitler e Himmler raccontati come mai prima, fra psicosi e dolori addominali, in un tripudio di scuderie, teatri e salotti. Da una promozione all’altra, in un crescendo di poltrone, prestigio e denaro, si compone lentamente il quadro della Soluzione Finale, qui descritta nel suo aspetto più elementare di immane macchina organizzativa.
RECENSIONE - COMMENTO
Ai tempi del liceo, la mia professoressa di Storia e Filosofia ci "sfidò" alla lettura di "La banalità del male", saggio della filosofa tedesca Hannah Arendt. Legato a questo libro, sempre con la scuola, ho potuto assistere a un dibattito teatrale dove ci si chiedeva il reale significato del titolo del libro della Arendt: un ossimoro che affianca il male a qualcosa di banale. Come è mai possibile?
In un susseguirsi di nomi e numeri, ammetto, di aver abbandonato il libro citato all'inizio a un centinaio di pagine dalla fine; forse demoralizzata dalle numerose parole in tedesco, forse sconvolta da ciò che stavo apprendendo, forse non ancora pronta a tutta questa cattiveria.
Oggi, grazie alla lettura del nuovo libro di Stefano Massini sto ritrovando la voglia, più che altro la necessità , di riprendere quel saggio, affrontarlo con un punto di vista differente e portarlo a termine, senza più averne paura.
Massini ricostruisce, attraverso gli atti del processo e i dati raccolti dalla filosofa tedesca, un dialogo tra quest'ultima e Adolf Eichmann.
Un dialogo che si sviluppa in un centinaio di pagine, interrotto da momenti di "silenzio", che rendono ancora più destabilizzante ciò che si va leggendo.
Quello che emerge da questa lettura è la figura di Eichmann come "uomo", se tale può essere definito, in continua giustificazione "se lui non avesse fatto qualcosa, sarebbe arrivato un altro al suo posto", con il solo scopo di scalare una gerarchia sociale e mostrare, a se stesso, di essere migliore del padre. Lui che dice di aver voluto aiutare gli ebrei, è stato anche il primo a sostenere la Soluzione Finale, e tra queste pagine capirete il perché delle camere a gas, tra i racconti portati da questo essere.
E' difficile scrivere queste righe, perché è ancora vivo in me un fortissimo sentimento di rabbia: per le parole distaccate da lui pronunciate, per il menefreghismo che ne emerge, per la cattiveria umana che non ha confini.
Continuamente beccato dalla Arendt, Eichmann cerca di essere dalla parte del "giusto", in un delirio costante che mette in luce la sua mente malata, succube di chi stava sopra di lui, Himmler su tutti, della facilità con cui si sentiva potente agli occhi di chi provava terrore solamente sentendo il suo nome.
C'è un paragone molto interessante all'interno del libro, quello della notte che diventa buia in maniera uniforme e non sai mai qual è il punto preciso dove nasce questo "buio".
Buio che ho rivisto nell'odio nato nelle menti di chi ha scritto questa pagina nera della nostra storia, perché non è solo un popolo ad essere stato colpito, ma è un atto che ha stravolto migliaia e migliaia di vite.
Quale essere umano con un briciolo di lume si prende la responsabilità di decidere della vita o della morte di un altro suo simile?
E' vero siamo nel ventunesimo secolo, siamo una società moderna, aperta e tecnologicamente avanzata, ma non saremo mai una SOCIETA' fino a quando le persone innocenti saranno costrette a fuggire e a morire per mano degli assetati di potere.
Pensateci. Fermatevi. Pensateci.
*Disclaimer: non trovo corretto esprimere un voto per questo libro, per ciò che racconta e porta al lettore. Ognuno deve assimilarlo a modo suo, portando rispetto e avendo rispetto per le emozioni che nasceranno in lui. A questo proposito penso di aver espresso il mio parere nell'articolo che vi ho presentato.*
In un susseguirsi di nomi e numeri, ammetto, di aver abbandonato il libro citato all'inizio a un centinaio di pagine dalla fine; forse demoralizzata dalle numerose parole in tedesco, forse sconvolta da ciò che stavo apprendendo, forse non ancora pronta a tutta questa cattiveria.
Oggi, grazie alla lettura del nuovo libro di Stefano Massini sto ritrovando la voglia, più che altro la necessità , di riprendere quel saggio, affrontarlo con un punto di vista differente e portarlo a termine, senza più averne paura.
Massini ricostruisce, attraverso gli atti del processo e i dati raccolti dalla filosofa tedesca, un dialogo tra quest'ultima e Adolf Eichmann.
Un dialogo che si sviluppa in un centinaio di pagine, interrotto da momenti di "silenzio", che rendono ancora più destabilizzante ciò che si va leggendo.
Quello che emerge da questa lettura è la figura di Eichmann come "uomo", se tale può essere definito, in continua giustificazione "se lui non avesse fatto qualcosa, sarebbe arrivato un altro al suo posto", con il solo scopo di scalare una gerarchia sociale e mostrare, a se stesso, di essere migliore del padre. Lui che dice di aver voluto aiutare gli ebrei, è stato anche il primo a sostenere la Soluzione Finale, e tra queste pagine capirete il perché delle camere a gas, tra i racconti portati da questo essere.
E' difficile scrivere queste righe, perché è ancora vivo in me un fortissimo sentimento di rabbia: per le parole distaccate da lui pronunciate, per il menefreghismo che ne emerge, per la cattiveria umana che non ha confini.
Continuamente beccato dalla Arendt, Eichmann cerca di essere dalla parte del "giusto", in un delirio costante che mette in luce la sua mente malata, succube di chi stava sopra di lui, Himmler su tutti, della facilità con cui si sentiva potente agli occhi di chi provava terrore solamente sentendo il suo nome.
C'è un paragone molto interessante all'interno del libro, quello della notte che diventa buia in maniera uniforme e non sai mai qual è il punto preciso dove nasce questo "buio".
Buio che ho rivisto nell'odio nato nelle menti di chi ha scritto questa pagina nera della nostra storia, perché non è solo un popolo ad essere stato colpito, ma è un atto che ha stravolto migliaia e migliaia di vite.
Quale essere umano con un briciolo di lume si prende la responsabilità di decidere della vita o della morte di un altro suo simile?
E' vero siamo nel ventunesimo secolo, siamo una società moderna, aperta e tecnologicamente avanzata, ma non saremo mai una SOCIETA' fino a quando le persone innocenti saranno costrette a fuggire e a morire per mano degli assetati di potere.
Pensateci. Fermatevi. Pensateci.
*Disclaimer: non trovo corretto esprimere un voto per questo libro, per ciò che racconta e porta al lettore. Ognuno deve assimilarlo a modo suo, portando rispetto e avendo rispetto per le emozioni che nasceranno in lui. A questo proposito penso di aver espresso il mio parere nell'articolo che vi ho presentato.*
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