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Solo un ragazzo - recensione

Buongiorno lettori❤
Oggi vi parlo della lettura di Gennaio all'interno del gdl #ioleggoeinaudi, ovvero "Solo un ragazzo" di Elena Varvello, per l'appunto edito Einaudi.
Una storia molto particolare che abbraccia temi quanto mai moderni. Nell'articolo di seguito, al consueto, le mie impressioni.
Buone letture❤


TITOLO: SOLO UN RAGAZZO
AUTORE: ELENA VARVELLO
DATA DI PUBBLICAZIONE: 01 SETTEMBRE 2020
CASA EDITRICE: EINAUDI 
GENERE: ROMANZO
PAGINE: 192
PREZZO: 17.57/EBOOK 9.99


TRAMA

"Tutta la verità. Ma obliqua. Intraducibile Emily Dickinson, se non con nuove figure, nuove immagini, una nuova storia. È quello che fa Elena Varvello con "Solo un ragazzo", che a sua volta è la risposta semplice e assoluta a una domanda che urge per tutto il libro: «Che cosa sei?» È ciò che chiedono i padri e che soffrono le madri di fronte all'enigma dell'adolescenza. Un'età che fugge e sfugge, un'età malvagia e innocente, che conserva e spreca: l'età della contaminazione. C'è un ragazzo, solo un ragazzo, al centro di questo libro, che rifiuta e rifiuta e basta. Commette infrazioni via via più importanti che travolgono senza possibilità di scampo chi gli sta intorno e tenta una vita accettabile, nella normalità: la madre, il padre, le sorelle fra loro così diverse, e i suoi possibili, incerti avatar. Il ragazzo è dappertutto e quindi in nessun luogo, è «un'ombra, un dubbio, una storia che passa di bocca in bocca». È una specie di ready-made della vita, una cosa comune, quasi banale, che però modifica con la sua sola presenza tutta la realtà che gli gira intorno. Costruisce un rifugio nel bosco con i rifiuti del mondo accettato, ruba, sì, ma cose da nulla, minaccia, e forse uccide, di certo ne muore. In lui la vita batte oltre il ritmo normale. In lui la vita comanda. Non ha bisogno di una logica di cause ed effetti. Appare e si dà. E noi lettori, come i personaggi di questa storia, siamo dei bricoleur dell'impossibile: ci arrabbiamo, ci impegniamo, amiamo, perdoniamo, piangiamo senza però troppo influire sulla forza di gravità esistenziale che ci muove e che muove tutto il libro di Elena Varvello. È una forza che ci attrae dentro ogni pagina, che ci fa diventare volta per volta tutti i personaggi, che ce li fa capire, che ce li fa raddoppiare dentro la nostra sensibilità. Per incantesimo". (Ernesto Franco)

RECENSIONE - COMMENTO

Capita raramente di mantenere durante l'intera lettura di un libro un approccio esterno, eppure capita. Capita di non provare empatia con nessun personaggio, che non significa non sentire coinvolgimento con la storia; significa esserne un puro osservatore, imparziale, per comprendere le cause, gli effetti, i temi e le argomentazioni a loro favore.
Tutto ciò mi è successo approcciandomi al nuovo romanzo di Elena Varvello, "Solo un ragazzo", storia che ho letto sì in due giorni, ma che al contempo ho sempre visto mantenendo l'occhio critico.
Ho cercato, nel mio piccolo e nelle mie esperienze di vita da ragazza di venticinque anni, di assimilare al meglio quello che le parole dell'autrice trasmettono.
Tema delicatissimo quello scelto, così come altrettanto delicata è la storia: si parla di adolescenza, quella fatta di silenzi, incomprensioni, isolamento dal mondo coetaneo.
Protagonista una famiglia, madre, padre e tre figli, due femmine e un maschio. Al centro di queste poco meno di duecento pagine c'è proprio il figlio maschio, del quale non si conosce il nome, ma poco alla volta si scopre la sua storia, dalle parole non sempre lucide della madre; dal racconto intimo del padre che include i suoi errori; dal rapporto conflittuale delle sorelle.
Un ragazzo, si dice "è solo un ragazzo", adolescente, timido e riservato che antepone la propria morbosa curiosità alla convivialità dettata dall'età.
Ci sono state molte frasi che mi hanno colpito, perché sono forti, soprattutto se paragonate alla nostra società che sta lasciando andare sempre di più il dialogo, e molte volte nemmeno se ne rende conto, annichilita da ritmi frenetici. Si parla di "non conoscenza" delle persone che si amano; dei segreti che mai si potranno condividere; del silenzio che allontana e scava nella profondità fino a prevalere sulla voce.
"Solo un ragazzo" è un romanzo che richiede giusti tempi, che sia una lettura immersiva o calibrata a far propri tutti i messaggi trasmessi, lascia al lettore una particolare sensazione, a tratti inquietudine a tratti una sorta di responsabilità verso questa generazione che, oggi più che mai, necessità di guide, di ascolto, di condivisione, e tutto deve partire proprio dalla famiglia.

VALUTAZIONE: ★★★★

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